07/06/13

api e mosconi

con questo articolo cercherò di dimostrare che in natura esistono dei casi sospetti di evoluzionismo, a tal punto che è inammissibile pensare che certi esseri viventi si siano evoluti da soli, fino a raggiungere configurazioni socio-comportamentali pari a quelle di un robot biologico, nonchè una utilità per il
genere umano paragonabile a quello di una fabbrica di prodotti chimici. E' il caso degli Imenotteri e degli Isotteri.



Se avrete pazienza faremo un lungo viaggio nel mondo di questi due ordini della classe degli Insetti cercando di descrivere le immense differenze che caratterizzano questi due ordini rispetto a tutti gli altri.
Innanzitutto, in zoologia ed in botanica allo scopo di porre un po' di ordine all'immenso guazzabuglio di animali e piante esistenti è stata creata una scienza specifica che si chiama Sistematica, e che ha lo scopo di incasellare tutti gli esseri viventi in categorie a cascata.

Ecco come funziona: gli esseri viventi vengono iscritti in due Regni, che sono animale e vegetale, dopodichè si parla di Tipo, Classe, Ordine, Famiglia, Genere e Specie. Nei casi complessi ci possono essere anche i sotto-tipo, sotto-classe, ecc. Ogni animale ed ogni pianta porta un nome latino universalmente accettato in tutto il mondo, allo scopo di evitare confusioni con i nomi locali, e dialettali; questo doppio nome null'altro è che il Genere e la Specie. Per esempio: in molte regioni d'Italia si parla di cozze che è un termine napoletano, a Genova si chiamano muscoli e a Trieste pedoci de mar (pidocchi di mare), in Francia les moulles, e così via. Per racapezzarci in questo bailamme i biologi le hanno battezzate con il nome di Mytilus edulis, e precisamente: regno animale, tipo dei molluschi, classe dei lamellibranchi o bivalvi, ordine mytiloida, famiglia mytilidae, genere Mytilus, specie Edulis, e quindi Mytilus edulis. Semplice no? Con questo sistema in qualsiasi parte del mondo se cito la parola Mytilus edulis, il sapiente di turno sa di che cosa parlo. Solo il sapiente, però...


                                                                 GLI ARTROPODI


       

Tra tutti gli animali del nostro pianeta esiste un Tipo speciale che si chiama Artropodi che in greco significa più o meno zampette articolate o segmentate; questo Tipo comprende le Classi dei Crostacei (granchi e gamberi), degli Isetti, degli Esàpodi (insetti senza ali come gli scarafaggi), degli Aracnidi (ragni e scorpioni), Miriapodi (centogambe e millepiedi). Le loro zampette, infatti, sono segmentate in anca, coxa, trocantere, femore, tibia e tarso.
Dopo tutto questo bel discorso piuttosto noioso e complicato sulle caratteristiche di queste bestiole alquanto disprezzate dalla gente comune (tranne le aragoste ed i gamberetti cotti alla brace), vorrei soffermare l'attenzione dei miei eroici lettori sulla identità di questo immenso e strapopolato Tipo. Dal punto di vista della Evoluzione della specie queste bestie non si evolvono da niente e non sboccano in niente. Sono lì isolate, completamente tagliate fuori da qualsivoglia sistema evolutivo. Non vi pare strano? Non è che Charles Darwin abbia preso un grosso abbaglio, anzi un grosso granchio... quando divulgò la sua teoria sulla evoluzione della specie?
Comunque sia, il tema di questo articoletto riguarda la incredibile differenza che sta nei due Ordini degli Imenotteri ed Isotteri rispetto a tutti gli altri Ordini della classe degli Insetti.
Conosciamo tutti le mosche e la zanzare, sappiamo che tipo di vita conducono, sappiamo che si accoppiano fra maschio e femmina per poter deporre grandi quantità di uova che poi si schiudono dando vita alle larve, che poi si trasformano in crisalidi le quali finalmente danno origine all'insetto perfetto la cui vita può durare qualche anno oppure poche ore come l'effimera.
Però quei due ordini che ho prima citato, Imenotteri ed Isotteri sono sì insetti, ma assolutamente speciali.

                                                 LE API

                 

Parleremo soprattutto delle api per renderci conto della impressionante differenziazione con tutte le altre specie di Insetti. Però lo stesso discorso può essere esteso anche alle formiche e soprattutto alle termiti (Isotteri).
Ci sono alcuni aspetti delle api che voglio sottolineare, e cioè l'organizzazione sociale, la riproduzione, ma soprattutto la loro interazione nel rapporto con il genere umano.
Cominciamo a vedere il primo sorprendente aspetto riproduttivo delle api; per capire bene questo concetto dovremo però andare a studiare i cromosomi che sono i programmi genetici, il... software della vita; il DNA e l'RNA sono i bit.
cellula umana

Immaginiamo di avere tra le mani un foglio di carta lungo qualche decina di metri e di volerlo conservare all'interno di un piccolo cassetto. Spingerlo frettolosamente all'interno non risulterà essere una strategia molto efficace, anche perché rovinerebbe il contenuto del documento; la strategia migliore sarà invece quella di ripiegare con cura il foglio su sé stesso, in modo che, sebbene molto lungo, entri facilmente all'interno del nostro cassetto. Questo è esattamente lo stesso problema che la cellula si trova ad affrontare. La quantità di DNA totale all'interno di ogni singola cellula è enorme rispetto alle sue dimensioni. Se potessimo "srotolare" tutto il DNA contenuto in una sola cellula, avremmo tra le mani un filamento lungo più di due metri! Per renderci conto di quanto questo dato sia smisurato, si pensi che se la cellula fosse alta quanto un uomo di 1 metro e 70, il filamento di DNA totale sarebbe lungo 170 km! Proprio come avevamo fatto precedentemente col nostro lungo foglio da mettere nel cassetto, così le cellule, per risolvere il problema dell'eccessiva lunghezza del DNA, lo arrotolano ripetutamente intorno a strutture proteiche. Il risultato di questo impacchettamento è il cromosoma.

coppie cromosomiche

L'uomo possiede 23 coppie di cromosomi in ogni cellula, a formare un totale di 46 cromosomi per cellula. I componenti di ciascuna coppia cromosomica contengono gli stessi geni, e ciascun componente della coppia viene chiamato omologo. Un omologo è ereditato da ciascun genitore. L'ultima coppia determina il nostro sesso, a seconda che sia XX (femmine) o XY (maschi). Il totale dei 46 cromosomi (e quindi l'intero patrimonio genetico di una cellula) viene chiamato genoma. I cromosomi non vagano liberamente nella cellula, ma sono racchiusi in un compartimento specifico: il nucleo. Il numero totale di cromosomi varia da specie a specie. L'aspetto sorprendente di questa variabilità è che essa, al contrario di quello che potremmo aspettarci, non è legata alla complessità dell'organismo. Per esempio, il moscerino della frutta possiede 8 cromosomi, il topo 40, il cane 78, il gamberetto addirittura 254.
Durante l'accoppiamento accade che i cromosomi che sono doppi, si separano in due tronconi per poi sommarsi a coppia fra quelli provenienti dal padre con quelli provenienti dalla madre: questa è la meiosi.
 La meiosi interessa unicamente le cellule destinate alla riproduzione. La meiosi è formata quindi da 2 divisioni cellulari successive, senza che tra le due avvenga la duplicazione del DNA.



La produzione dei gameti avviene, nelle specie con riproduzione sessuale, attraverso un processo detto gametogenesi. Si parla più propriamente di spermatogenesi e di ovogenesi per indicare il processo di formazione degli spermatozoi e delle cellule uovo. Mediante la meiosi si ottengono, a partire da una cellula madre (spermatogonio e oogonio) diploide, quattro cellule aploidi. In realtà, mentre nel maschio si formano quattro spermatociti, nella femmina si ottiene un ovocita e tre globuli polari, destinati a degenerare. Spermatociti e ovociti, quindi, subiscono un processo di maturazione che rende queste cellule atte a svolgere la propria funzione riproduttiva.
Quando uno spermatozoo si incontra con un ovulo, quest'ultimo viene fecondato e si forma lo zigote, che è la cellula che riproducendosi darà l'avvio alla creazione di un nuovo individuo. Questo succede per quasi la totalità degli esseri viventi. Tuttavia c'è un altro tipo di riproduzione che si chiama partenogenesi, la quale consiste nello sviluppo di uova non fecondate, che a loro volta daranno origine ad individui femmina, che a loro volta si riprodurranno con lo stesso meccanismo producendo sempre femmine. Ma ci sono delle debite eccezioni, proprio come mell'ambito  degli imenotteri, poichè in questi casi si parla di partenogenesi arrenotoca, in cui succede l'inverso, e cioè la partenogenesi servirà a produrre maschi, mentre l'uovo fecondato originerà la femmina. 
Ebbene le nostre api utilizzano per riprodursi sia la anfigonia, cioè spermatozoi più ovulo, sia la partenogenesi, a seconda di come loro conviene. Vediamo come funziona il tutto.
L'ape regina, quando sciama dall'alveare, vola in alto più che può, ed uno stuolo di fuchi, cioè maschi, le corrono dietro tutti arrapati per farle la festa. Però solo uno, il più forte ed atletico, riuscirà a raggiungerla. Allora la regina gli concederà le sue grazie fornicando in volo (è un po' scomodo ma a loro piace trombare così). A questo punto essa (contrariamente a quanto si crede ) non è ancora fecondata, ma gli spermatozoi che ha recepito in questo atto, li conserverà gelosamente dentro di sè in una spermoteca per tutto il resto della sua vita. Succede allora che questa regina, il cui unico scopo è quello di procreare, depositerà le sue uova in due tipi di celle: grandi e piccole. Se introduce il suo addome in una cella grande, l'uovo passerà nel suo ovidotto intatto, così com'è, e nascerà un maschio (fuco), se invece deve introdurre l'addome in una cella più piccola succederà che l'addome viene compresso ed uno spermatozoo conservato nella spermateca va a fecondare l'ovulo facendo nascere una femmina che a a sua volta potrà diventare operaia, oppure regina allorquando per tutta la vita verrà nutrita con la pappa reale.

Ape operaia Diploide, non depone uova L'ape operaia deriva da un ovulo fecondato ma non nutrito con la pappa reale
Ape regina Diploide, depone le uova L'ape operaia deriva da un ovulo fecondato e nutrito, dalle operaie, con la pappa reale
Fuco Aploide, si riproduce fecondando la regina Il fuco è un' ape che deriva dall'ovulo deposto dalla regina senza essere stato fecondato.

Bisogna ammettere che tutto il meccanismo è un pochettino più complicato di come l'ho descritto io, tuttavia per fissare le idee, questo può bastare. Ciò che voglio segnalare e rimarcare è, in sostanza, che il modo di riprodursi di un'ape è ben diverso, ben più complicato di quello di un moscone o di una cavalletta o di una zanzara.
Vedremo nel capitolo successivo quali prodotti chimici mirabili, questo zelante insetto ci regala.
Quando si pensa alle api il nostro pensiero va subito a due cose: al miele ed al suo pungiglione. Ma se pensiamo solo alle cose positive di questo insetto sorprendente, possiamo enuclearle in:
miele, cera, pappa reale, propoli, impollinazione. IL MIELE Potrà sembrare strano, ma lo zucchero comune, il saccarosio, si impose come dolcificante in tempi molto recenti; dapprima importato dalle Americhe quello di canna, solo nell'ottocento si cominciò lo sfruttamento massivo della barbabietola, facilmente coltivabile in Europa. E prima?
Che domande! prima si usava solamente il miele, prodotto in tutte le parti del mondo civilizzato. I romani ne erano ghiottissimi, tanto che verso la fine dell' Impero, nel V° secolo d. C. ebbero la geniale idea di integrarlo con i sali di piombo, molto più diffusi in natura e meno costosi. Vi lascio immaginare le conseguenze di questa trovata geniale: il crollo dell'Impero. La gente distrutta dal saturnismo non era più in grado neanche di stare in piedi, figuriamoci di combattere contro i barbari.



Comunque il miele null'altro è che zucchero invertito.
Qui sopra vedete la molecola di saccarosio (cioè il comune zucchero che si mette nel caffè): noterete che è composta da due gruppi, infatti è un dimero: a sinistra  notate una specie di esagono che si chiama glucosio, mentre a destra potete vedere un pentagono che si chiama fruttosio. Queste due molecole ciclizzate a somiglianza del pirano e del furano sono legate da quell'ossigeno (O) che vedete in mezzo ai due monomeri (legame etere); orbene se io riesco a separare i due monomeri (idrolisi) nei due costituenti ottengo lo zucchero invertito.

                                                                    glucopirano (glucosio ciclizzato)
fruttofurano (fruttosio ciclizzato)
Questo termine di zucchero invertito, indica che tale miscuglio ha la capacità di ruotare la luce polarizzata a sinistra contrariamente al saccarosio che invece è destrogiro, ma questo è un altro discorso che viene trattato abbondantemente in un altro articolo di questo stesso blog. Comunque sappiate che la miscela dei due monomeri glucosio e fruttosio è molto più dolce del saccarosio di partenza.

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Qualsiasi massaia compie questa operazione di idrolisi, senza saperlo, quando prepara la macedonia; cioè mescola lo zucchero con il succo di limone, il quale essendo ricco di acido citrico, catalizza la rottura del legame etere (-O-). L'ambiente acido, infatti, è indispensabile per effettuare questa idrolisi, che però ha una cinetica (velocità) piuttosto lenta e fortemente influenzata dalla temperatura, per cui bisogna lasciar "macerare" la frutta zuccherata per almeno 2 ore a temperatura ambiente, e poi si può mettere il tutto in frigorifero. Il miele è fatto proprio così: è zucchero invertito: ecco perchè è cosi dolce! Comunque quando l'ape bottina le sostanze zuccherine girovagando per i fiori, non è che usi per fare questa reazione chimica qualche acido, ma usa un enzima che si chiama invertasi e che opera immediatamente, già durante il volo di ritorno all'alveare. Quando il tutto è pronto il nostro simpatico insetto rigurgita il tutto nella celletta dove il miele verrà fatto concentrare mediante evaporazione dallo sventolio di particolari api ventilatrici, e quindi servirà di nutrimento alla larva che nel frattempo si sarà sviluppata. Ma il miele non è solo glucosio e fruttosio, ci sono dentro altri oligoelementi come dei metalli: rame, ferro, iodio, manganese, silicio, cromo, vitamine A, E, K, C, B complesso, enzimi, acido formico, che è un battericida, e addirittura sostanze antibiotiche. E' insomma una benefica miscela di sostanze che ne fanno un alimento unico, quasi un medicamento. Ci sono svariati tipi di miele a seconda del tipo di fiore che la zelante ape va succhiare, per cui varia il colore, il profumo ed il gusto e quindi il prezzo, ovviamente. Nella medicina erboristica, il miele è suggerito per la cura del sistema ematopoietico, cioè di produzione dei globuli rossi (grazie alla ricchezza di sali), del sistema cutaneo (favorisce la cicatrizzazione e l'idratazione), del sistema nervoso (migliorerebbe sonno e concentrazione), dell'apparato respiratorio (contro tosse e catarro, sciolto in latte o tè) dell'apparato circolatorio (si suppone abbia un'azione ipotensiva), dell'apparato digerente c cioè regolarizzerebbe l'attività escretoria dei succhi gastrici e della flora batterica, migliorerebbe l'assorbimento di calcio e magnesio, sarebbe leggermente lassativo (fatta eccezione per quello di lavanda o castagno). Sebbene qualsiasi tipo di miele sia ritenuto utile per alleviare i disturbi sopracitati, dalla flora nettarifera, cui si aggiunge una più o meno lunga stagionatura, dipendono proprietà farmacologiche più specifiche: il miele d’acacia sarebbe disintossicante e antinfiammatorio delle vie respiratorie, quello di tiglio avrebbe proprietà sedative e sarebbe utile contro l'emicrania, il miele d’eucalipto sarebbe espettorante, vermifugo e antitosse, quello d’erica diuretico ed antianemico, quello di lavanda risulterebbe utile sulle bruciature per uso esterno, il miele di conifera sarebbe utile contro le affezioni respiratorie, il miele di biancospino verrebbe consigliato contro ansia ed insonnia, quello di castagno sarebbe utile contro la cattiva circolazione.
Il glucosio ed il fruttosio contenuti nel miele sono una soluzione sovrasatura la cui conseguenza è la tendenza del miele a cristallizzare dando luogo ad un ammasso opaco e granuloso che gli appassionati di questo alimento ben conoscono. Orbene, lungi da comprometterne le caratteristiche organolettiche e salutari, questa situazione è, anzi, indice di genuinità del prodotto, visto che in certi Paesi, la legge permette l'aggiunta di sostanze solubilizzanti, che invece da noi sono proibite.
oh, scusate, questo non c'entra niente

                                                                  LA CERA




Con questo termine vengono indicati molti esteri di acidi grassi e alcooli grassi a catena piuttosto lunga e privi di doppi legami come possiamo vedere qui sotto, Le catene iniziano con un metile (-CH3 a destra) per proseguire con i metileni (-CH2-), per finire con il gruppo caratteristico che è il carbossile (-COOH),
                                                                            
visibile sulla sinistra della molecola. Dei due acidi grassi, quello più in basso mostra chiaramente un doppio legame che ne varia profondamente le caratteristiche rispetto a quello saturo, se non altro come punto di fusione; gli insaturi a temperatura ambiente sono sempre liquidi, mentre i saturi sono dei solidi, ambedue fortemente influenzati dalla lunghezza totale della catena alifatica.

formula di struttura  Qui a fianco possiamo osservare, invece, un alcool grasso la cui ossatura, cioè la catena alifatica è identica a quella dell'acido precedentemente visto, con la differenza però che a destra non c'è più un carbossile, ma un ossidrile (-OH).
Orbene, il carbossile e l'ossidrile reagiscono tra di loro (condensazione) formando un estere, ovvero la cera.

          



Al giorno d'oggi le candele servono solamente per fare qualche cenetta intima con la donna che si sta cercando di adescare, oppure per farsi luce quando durante il temporale salta la corrente elettrica, o molto più spesso per chiedere grazie impossibili a qualche povero Santo preso di mira dai fedeli che da secoli si attorniano intorno allo sfortunato, tormentato in vita e tormentato da morto. Chissà se S. Antonio da Padova potesse parlare...
Ma provate a pensare che cosa doveva essere il buio della sera fino a qualche secolo fa, provate a pensare all'importanza di una fiaccola o di una candela nelle case dei ricchi e dei poveri, senza distinzione accomunati dall'angoscia delle tenebre, e dal bisogno di illuminare gli ultimi momenti di una giornata passata a lavorare i campi o costruire le case. Quella luce era la serenità che allietava il riposo della sera. E tutto questo grazie a questo delizioso e laborioso ed instancabile insetto. L'ape. Non il moscone, eh?
Fra l'altro la cera, a causa della sua enorme richiesta ed alla limitata disponibilità era molto cara, e siccome la base della candela era dipinta di verde (chissà perchè), quando questa andava ad esaurirsi, diventava imperativo comprarne delle altre tirando fuori tanti soldini... da cui il detto "essere al verde".
Alla fine chiariremo perchè ho oltraggiato questi meravigliosi Imenotteri  mettendoli a paragone con gli altri Insetti tipo il moscone.

Nel prossimo capitolo parleremo della Propoli, il terzo dono di cui l'Apis mellifica ci gratifica.


                                                        LA PROPOLI


 pro polis in greco significa davanti alla città, ed infatti questo materiale viene utilizzato dalle nostre amiche a sei zampette per difendere l'alveare dagli attacchi di batteri, funghi saprofiti, ma anche da animaletti più grossi che accidentalmente dovessero penetrare nel loro alveare; succede infatti che se un animaletto predatore di insetti come per es. una lucertola, dovesse varcare la soglia off limits della loro città, prima lo ammazzano a suon di punture velenose, poi, incapaci di trascinarlo fuori dalle mura della loro città, lo ricoprono di propoli, praticamente mummificandolo. La lucertola non potrà più decomporsi e rimarrà lì per sempre imbalsamata come il faraone Tutankamen. Come fa l'ape a produrre la propoli non è ancora molto chiaro, ma sembra che costei voli sulla corteccia di molti alberi e con le sue mandibole stacchi delle gocce di resina che vengono poi impastate con del polline ed alcuni suoi enzimi, formando delle pallottoline non appiccicose che vengono poi trasportate all'alveare, dove con l'aiuto di altre api operaie vengono depositate nei punti più opportuni. Gli alberi dove si riforniscono sono il pioppo, il salice, la betulla, il pino, l'abete, il pruno che infatti sono alberi secernenti abbondanti quantità di resina che essi stessi utilizzano per difendersi dai parassiti. La composizione chimica della propoli è impressionante, tant'è che la riporto pari pari da wikipedia.
È impossibile definire una composizione esatta ed universalmente valida della propoli in quanto estremamente variabile a seconda della vegetazione di origine, della stagione e di molti altri fattori. Nel corso di numerosi studi su propoli di varia origine sono stati identificati più di 150 diversi composti biochimici ed altri ne vengono scoperti ancora oggi. Per semplificare possiamo suddividere i principali componenti in cinque grandi gruppi:
Entrando in dettaglio tra le componenti di maggiore interesse possiamo citare:


Un discorso a parte va fatto per i flavonoidi che sono anche conosciuti sotto il nome di vit. P (da non confondere con la PP), di cui la propoli è veramente ricca; i flavonoidi (o bioflavonoidi), di cui vedete una delle molecole qui sopra, sono composti chimici naturali, diffusi nelle piante superiori e particolarmente conosciuti ed apprezzati per le loro proprietà. Sono sostanze antiossidanti, utili per aiutare il buon funzionamento di fegato, sistema immunitario e capillari. L'ampia varietà di azioni biologiche ascritte ai flavonoidi dipende in gran parte dalla loro capacità di bloccare il danno provocato dai radicali liberi.
Avete visto quanta roba contiene la propoli? Ma andiamo a indagare sulle sue mirabili proprietà medicamentose; anche qui mi avvalgo di internet pari pari.

  Le proprietà terapeutiche: Purtroppo non tutti i flavonoidi presenti nella propoli esplicano un'attività batterica evidente. Mentre la galangina e la pinocembrina inibiscono anche a basse concentrazioni la crescita di numerosi microorganismi, altri flavonoidi risultano essere biologicamente meno attivi. In conclusione si può affermare che i preparati a base di propoli se impiegati alle giuste concentrazioni presentano le seguenti proprietà.
  Proprietà batteriostatiche e battericide: Numerose sperimentazioni  hanno dimostrato sia in vivo che in vitro la capacità della propoli in soluzione alcoolica alla concentrazione dal 10 al 20% di inibire lo sviluppo di vari ceppi batterici Gram positivi (Escherichia coli, Proteus vulgaris, Mycocterium tubercolosis, Bacillus alvei, B. larvae, B. subtilis e numerose salmonelle ). Tali proprietà possono essere più o meno evidenti a seconda della presenza nella propoli di acido benzoico, acido ferulico, galangina e pinocembrina le cui proprietà antibatteriche anche a basse concentrazioni sono da tempo note Proprietà fungicide: preparati a base di propoli sono risultati particolarmente attivi contro infezioni da Candida albicans, saccaromiceti, tricofili, e microspori in grado di provocare numerose affezioni parassitarie (micosi) sull'uomo e gli animali. Tale azione sarebbe dovuta  alla presenza di acido caffeico, pinocembrina, pinobaucsina e benzil-para-cumarolo. La propoli svolge azione fungicida anche nei riguardi di alcuni funghi che attaccano il mondo vegetale.
Proprietà antivirali La Propoli svolge un'azione di inibizione nei confronti di alcuni tipi di herpers, il corona virus e circa 10 tipi di infezioni virali. Tale proprietà sarebbe dovuta essenzialmente alla frazione idrosolubile della Propoli.
Proprietà cicatrizzanti
Da sempre la propoli è stata impiegata sottoforma di unguento come cicatrizzante grazie alla notevole capacità di stimolo della rigenerazione dei tessuti in caso di ferite e piaghe.
Proprietà immunostimolanti 
L'impigo della propoli potenzierebbe l'azione dei vaccini (come quelli contro il tifo e paratifo) come evidenziato da numerosi studi effettuati sui vitelli.
Proprietà vasoprotettiva
Sempre grazie all'azione dei flavonoidi che costituiscono il cosiddetto 'fattore P' la propoli svolgerebbe un'azione di prevenzione della permeabilità e fragilità capiliare.
Proprietà antiossidanti e antiirrancidenti 
La presenza di fenoli consentirebbe l'impiego della propoli anche nella conservazione dei grassi e degli alimenti in genere in sostituzione degli additivi chimici. Oltre a queste proprietà la propoli assunta per via interna migliorerebbe la secrezione dei succhi gastrici, è diuretica, favorisce l'assimilazione della vitamina C, funge da antisenile per l'effetto antiossidante e attivante dei complessi enzimatici. Attualmente il maggior impiego della propoli rimane comunque quello esterno come disinfettante, cicatrizzante e lenitivo, attraverso soluzioni, unguenti e pomate. L'uso interno è ancora limitato al livello sperimentale anche a causa delle maggiori implicazioni e della difficoltà di utilizzare preparati titolati.

Controindicazioni
Fino ad oggi non è stata registrata nessuna significativa controindicazione nell'uso della propoli ad eccezione di alcuni casi di Ipersensibilità e di sensibilizzazione manifestatesi in soggetti tendenzialmente allergici, manifestazioni messe in relazione all'abbondante presenza di allergeni nelle resine delle piante da cui le api traggono la propoli.
Ed ancora altre fonti recitano:

         Galangine galangina

Utilizzo: È utile nelle malattie da raffreddamento delle prime vie aeree, quali raffreddore e mal di gola. Infatti è uno dei migliori antibatterici naturali, la cui attività è di tipo sia batteriostatico, cioè capace di danneggiare i batteri ma non di ucciderli, sia battericida, cioè capace di distruggere i germi con cui viene a contatto. L'azione battericida si osserva a concentrazioni elevate del fitocomplesso, mentre a quelle più basse prevale quella batteriostatica. Tale azione sembra dovuta agli acidi organici e ai flavonoidi. Alcuni studi indicano che la propoli ha anche una valida azione su molti ceppi di virus, tra cui quelli dell'influenza, del raffreddore e dell'herpes. Azione immunostimolante: pare che la propoli abbia una valida azione immunostimolante e sia in grado di aumentare la resistenza dell'organismo contro virus e batteri, soprattutto stimolando l'attività dei globuli bianchi. Infatti è stato notato un aumento del numero di queste cellule, dei macrofagi e della loro capacità di attaccare e distruggere gli ospiti indesiderati. Sicuramente rilevanti a tal fine sono i flavonoidi e la vitamina C presenti in questa sostanza.Nel prossimo capitolo parleremo della pappa reale e trarremo le conclusioni, che come vedremo avranno dell implicazioni ufologiche.


                                                   LA PAPPA REALE


trattasi di una secrezione salivare delle ghiandole ipofaringee delle api nutrici, che viene utilizzata per nutrire le larve fino al terzo giorno dalla schiusa, e per nutrire la regina per tutta la vita. Anche le larve destinate a diventare regine verranno nutrite esse pure con

                                                                   ape regina

questo formidabile alimento, il quale è l'unico responsabile della differenziazione fra operaie sterili e femmine fertili!
A destra potete vedere, marchiata di bianco dall'apicoltore per un facile riconoscimento, la regina coccolata ed accudita premurosamente dalle operaie, che, si vede benissimo, sono più piccoline della sovrana.
Dunque si arguisce che se la differenza fra operaie e regina è determinata unicamente dalla dieta, è ovvio che la pappa reale possiede proprietà semplicemente meravigliose; fra l'altro mentre una povera operaia vive meno di due mesi, senza neanche poter andare in pensione, la regina può godersi la vita per 5 anni. La differenza è abissale. Tuttavia non è tutt'oro quel che luce, infatti la composizione di questa pappa non è così sconvolgente come si potrebbe supporre. Essa annovera, oltre all'acqua, proteine e amminoacidi, glicidi, cioè zuccheri, soprattutto glucosio e fruttosio, ben presenti nella frutta, lipidi, cioè grassi, vitamine, sali, ormoni, enzimi. Come vedete nulla di sconcertante, ben diverso dalla propoli che era una miniera di sostanze chimiche. Se c'è un alimento che può essere paragonato alla pappa reale è il latte! Ma penso che nessuno si sogna di attribuirgli proprietà miracolose come invece è stato fatto fin dall'antichità per il nostro prodotto apifero, soprattutto in Cina. Infatti ancora oggi il massimo produttore mondiale è proprio questo sconfinato Paese.
Molto probabilmente le virtù miracolistiche della pappa reale sono state enfatizzate dalle industrie del settore per la solita divinità che si chiama business. Insomma se un qualcosa fa miracoli sugli insetti, non necessariamente li può fare sugli umani che sono un tantino diversi.
Comunque un certo effetto terapeutico la pappa reale lo esplica realmente, come per es. rivitalizza, è antianemica, stimola la crescita, migliora la digestione, è un epatoprotettivo, però i miracoli non li fà.

Recentemente si è scoperto sorprendentemente che esiste anche una pappa reale dei poveri: lo sperma ingoiato ha dei meravigliosi effetti sulla pelle; non mi dilungo per decenza...


                                           LE COORDINATE POLARI


come fa una nave a determinare la propria rotta da seguire per arrivare ad un punto in mezzo al mare, dove si trova un galeone spagnolo affondato, strapieno di oro rapinato ai poveri Inca? Semplice, per modo di dire, utilizza le cosiddette coordinate polari.
Se supponiamo che la nave sia il centro, il capitano imposta le coordinate geografiche (latitudine e longitudine) fornitegli dagli esploratori che hanno individuato il galeone mediante il batiscafo. Quindi fa il punto della propria posizione (per l'appunto il centro del cerchio), dopodichè individua la distanza r dove giace il galeone, ed individua l'angolo alfa o angolo azimutale che il raggio vettore sottende con l'asse delle ascisse x (quello dove c'è scritto 0°); che nel caso della nostra nave
è il parallelo occupato dalla nave stessa.
Qui sopra O è la nave, P il galeone. ro è la distanza, tzeta è l'angolo sotteso sul parallelo. x e y sono le coordinate cartesiane che hanno dato origine alle coordinate polari.
Ma cosa c'entra tutto questo bel discorso con i nostri idustriosi insetti? Alcune api hanno il compito di andare in perlustrazione a cercare nuovi giacimenti di fiori dove mandare succesivamente le bottinatrici a far man bassa di nettare, un po' come i ricognitori aerei che vanno in cerca di carriarmati nemici per indirizzare poi i cacciabombardieri a bonificare il territorio. Si dice così, anche se significa ammazzare e distruggere...
L'ape che ha individuato un bel praticello con tanti succulenti fiori, tutta eccitata torna all'alveare e comincia da subito a fare una speciale danza mediante la quale fornirà alle colleghe le coordinate polari utili per raggiungere il ben di dio appena scoperto.

La danza delle api consiste in un numero da uno a cento o più circuiti, ciascuno dei quali consta di due fasi: la fase di ondeggiamento e la fase di ritorno. Per analizzare la comunicazione delle api mediante le danze, è necessario seguire il comportamento di un'ape al suo ritorno da una nuova e abbondante fonte di cibo. Eccitata dalla scoperta, si precipita all'entrata dell'alveare, mettendosi immediatamente a brulicare sopra uno dei favi verticali. Qui, in mezzo ad uno sciame ammassato di compagne, esegue la danza, tracciando una figura a forma di otto: una corsa ondeggiante (nota anche come fase di ondeggiamento), seguita da una svolta a destra per ritornare al punto di partenza (la cosiddetta fase di ritorno). Si hanno poi un'altra fase di ondeggiamento, seguita da una svolta a sinistra, e così in alternanza regolare tra destra e sinistra dopo le fasi di ondeggiamento. La fase di ondeggiamento della danza è la parte più importante e ricca di informazioni di tutta l'esecuzione dell'ape indicatrice. La direzione e la durata delle fasi di ondeggiamento sono strettamente correlate alla direzione e alla distanza della fioritura indicata dall'ape danzante. I fiori situati direttamente in linea col sole sono rappresentati da fasi di ondeggiamento in direzione ascendente sui favi verticali, ed ogni angolo a destra o a sinistra del sole viene codificato da un corrispondente angolo a destra o a sinistra della direzione ascendente. La distanza tra l'alveare e l'obiettivo di reclutamento è contenuta nella durata delle fasi di ondeggiamento. Tanto più lontano è l'obiettivo, quanto più lunga è la fase di ondeggiamento, con un coefficiente di aumento di circa 75 millisecondi ogni 100 metri. Sorprendentemente, le api danzanti che sono state in alveare per molto tempo, correggono le angolazioni delle loro danze in modo da adattarle al cambio di direzione del sole dovuto al passare delle ore. Per questo motivo, le api che seguono la fase di ondeggiamento della danza continuano ad essere condotte in modo corretto alla fonte di cibo sebbene l'angolazione del sole sia mutata.
  
Insomma l'ape esegue una tipica danza “a otto”, in cui, a tratti, scodinzola l'addome. Così facendo, comunica la direzione esatta in cui si trova il sito di foraggiamento. La danza, infatti, rispettando una precisa “grammatica”, corrisponde a un linguaggio in cui la posizione del sito rispetto all'alveare è trasposta in un sistema di movimenti sul piano verticale del favo: la direzione è tradotta in termini di gravità. Ciò significa che l'asse Sole-alveare è tradotto in termini di “verso l'alto/verso il basso”. Per esempio se l'alveare si trova 30° a destra rispetto alla direzione del sole, la danza sarà eseguita con un angolo di + 30° rispetto alla verticale del favo. In questo modo le compagne vengono informate della direzione in cui volare. Indizi sulla distanza, invece, sono trasmessi sotto forma di frequenza degli “otto”: più il sito è distante, meno giri completi ogni minuto eseguirà l'ape danzatrice.

Tenete conto che i telai sono verticali, mentre i prati sono orizzontali, per cui le difficoltà di comunicare sono ancora maggiori, ma questi splendidi animaletti sono riusciti a creare un sistema di comunicazione in coordinate polari addirittura fantastico.

Ed ecco che finalmente arriviamo alla conclusione di tutta questa lunghissima chiacchierata.

E' plausibile ipotizzare, ha senso affermare che le api si siano evolute da sole ad uso e consumo, a beneficio univoco delle esigenze dell'animale Uomo?

Possibile che milioni di anni fa qualche insetto primitivo si sia guardato allo specchio e pervaso da divino furore si sia messo a meditare sulla triste sorte dell'uomo primitivo che, poverino avrebbe dovuto bere il caffè amaro, che poverino non sapeva come rischiararsi le serate con gli amici nella caverna, che poverino era affetto da malattie, piaghe e ferite e quindi aveva bisogno di un antibiotico provvisorio in attesa che arrivasse la Bayer a risolvere tutti i problemi? E' altresì plausibile che questo antesignano imenottero si sia detto... beh sì io sono disposto a fargli il miele, la cera e tutto il resto, però poi come fa l'uomo poverino a raccogliere il tutto? mi corre dietro per i prati per mungermi? No, no! facciamo così: adesso io mi evolvo in modo che formiamo delle gigantesche comunità, dentro alle quali depositiamo tutte queste cosine buone, poi arriva lui e ce le fotte tutte.

Ma che altruiste le api: roba da conferir loro il Nobel per la pace o per il masochismo o per la scemenza, non vi pare?

 Io sono convinto che le api sono frutto di una manipolazione genetica effettuta in tempi remotissimi dagli alieni, sono OGM!

Il miele era presente nei più importanti riti di passaggio della vita: nascita, matrimonio e morte. Quando nasceva un nuovo bambino gli veniva offerto miele per dargli il benvenuto, garantirgli buona salute e allontanare i démoni. Nelle cerimonie nuziali il miele era offerto in dono come cibo e lo si spalmava sulla soglia di casa della nuova coppia. Da questa usanza ancora oggi persiste il modo di dire “luna di miele”.
Sì, ne sono convinto, i nostri antichi visitatori stellari riuscirono a creare un essere vivente dalle virtù eccezionali, ovviamente dopo numerosi esperimenti falliti che ancora adesso sono sotto i nostri occhi: vespe, calabroni, icneumoni, bombi, sono null'altro che api riuscite male

l'icneumone
   il possente calabrone
   il bombo
      oh, scusate! questa non c'entra.


                                                                 I PRONUBI


Con questo termine si identificano quegli esseri viventi che favoriscono la impollinazione, e fra questi, indovinate chi è la prima della classe! L'ape, ovvio. Se questi imenotteri dovessero scomparire, l'umanità li seguirebbe dopo due anni perchè una enorme quantità di vegetali che l'uomo mangia sparirebbero dalla faccia della Terra. Detto questo, detto tutto.

Flavio

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